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La vita e le opere di Archimede di Siracusa

Archimede fu un matematico e un fisico siracusano (Siracusa 287 a.C. – 212 a.C.).<

Sono pochi i dati certi di cui disponiamo per ricostruire la vita di Archimede ; nacque ed operò nel III secolo a.C. a Siracusa ,  dove morì nel 212 , ucciso da un soldato romano in seguito al saccheggio della città. Egli stesso, nell’opera “Arenario” , dice di essere figlio dell’astronomo Fidia per cui si pensa che sia stato avviato negli studi matematici dal padre . La menzione in altre sue opere di scienziati alessandrini come Eratostene di Cirene, Conone di Samo, Dositeo da Pelusio, Zeusippo, Aristarco di Samo ci fa pensare che ultimò gli studi matematici ed astronomici presso il Museo e la Biblioteca di Alessandria d’Egitto , istituzioni che raccoglievano i migliori scienziati del tempo . Non ci è pervenuta alcuna biografia stilata da suoi contemporanei, né alcun busto.

Narrazioni postume alla sua morte , e di cui non conosciamo le fonti , danno come anno di nascita il 287 a.C. ( anno II della 123 Olimpiade ) ; si narra che il padre fosse discendente da famiglia nobile imparentata col re Ierone II di Siracusa e che la madre fosse di origine umile. La tradizione romana vuole che Archimede passasse il suo tempo immerso negli studi , noncurante dell’igiene personale e della cura dei suoi beni, tanto da sperperare tutti i suoi averi e finire gli ultimi anni di vita in povertà. Compì gli studi superori nel ginnasio della sua città dove non mancavano illustri insegnanti seguaci della filosofia di Pitagora e Platone.

Divenuto una promessa negli studi scientifici, continuò la sua formazione specialistica presso il Museo di Alessandria avendo come maestro ed amico il celebre Conone di Samo (300 – 240) (diretto discepolo di Euclide 330-260) ed avendo come condiscepoli ed amici quelli che poi diventeranno i più famosi scienziati del tempo come Eratostene, (272-194), Dositeo di Pelusio (270-200 a.C), Aristarco di Samo.

Ritornato a Siracusa intorno al 265 a.C. godette del lungo periodo di pace e di benessere che c‘era in quella città, grazie alla politica accorta di re Ierone II . Orbitante intorno alla corte, probabilmente avrà avuto degli incarichi nel fiorente arsenale della città dove c’era un gran bisogno di potenziare la flotta militare e commerciale.

Si evince dai suoi studi un notevole interesse per le tecniche navali: osservò a lungo gli scafi delle navi, i problemi della stabilità delle navi e della disposizione dei carichi per un miglior equilibrio nella navigazione, i problemi inerenti al carico e scarico delle merci e al togliere le acque di sentina dal fondo degli scafi.

Probabilmente da queste osservazioni sviluppò i suoi studi di statica ed idrostatica. Secondo alcune fonti arabe , ritornò ad Alessandria dopo il 255 a. C. ( per volere di re Tolomeo) per riorganizzare il catasto ed insegnare il calcolo delle aree dei terreni con i metodi della triangolazione e la misura dei lati ; secondo altre fonti, invece, si recò in Egitto per istruire gli ingegneri in merito alla regolamentazione del flusso delle acque nelle piene del grande fiume.

Risale a questo periodo l’invenzione della coclea (o vite di Archimede), il cui scopo era quello di sollevare le acque dal fiume o per prosciugare i terreni inondati. Nel museo di Alessandria era inoltre fiorente una scuola di meccanica, i cui maggiori esponenti erano Ctesibio e Filone di Bisanzio, due tra i più grandi ingegneri meccanici dell’antichità. Non sappiamo nulla delle relazioni di Archimede con questi due scienziati; da studi comparati, tuttavia, sembra certo che vi sia stato tra loro un interscambio di studi e ricerche.

D’altra parte è impossibile pensare che uomini contemporanei,con stessa lingua, con i medesimi interessi, convergenti in un medesimo centro culturale, non si conoscessero. Sicuramente Archimede ad Alessandria avrà avuto la possibilità di confrontarsi con loro in merito all’arte militare del periodo, e sullo studio di nuovi macchinari da utilizzare in una eventuale guerra contro romani o cartaginesi . Tornato a Siracusa, intorno al 240, si dedicò ad attività teoriche e pratiche.

Eccelse come matematico puro, si distinse per le geniali intuizioni nel campo della statica, e mostrò le sue capacità anche in campo strettamente applicativo e meccanico. Inviò i primi problemi di geometria a Conone, per farli conoscere nell’ambiente del Museo. Dopo la morte dell’amico Conone, avvenuta interno al 240 a.C., decise probabilmente di rendere pubbliche le opere matematiche più significative.

Nel 216, morto re Ierone, gli succedettero il figlio Gelone e subito dopo il giovane nipote Geronimo, che dimostrarono subito simpatie per i Cartaginesi; questa alleanza determinò l’inizio delle ostilità con i romani. In seguito a disordini interni, venne assassinato Geronimo e venne proclamata la repubblica. I siracusani decisero di allearsi con i cartaginesi, guidati da Annibale contro i romani.

Roma nel 214 attaccò Siracusa e le truppe del console Marcello misero subito la città sotto assedio. Ad Archimede venne affidata la difesa delle mura. Dice Tito Livio “Ed in effetti l’impresa iniziata con così tanto impeto avrebbe avuto successo, se soltanto a Siracusa non ci fosse stato, in quel tempo, un uomo, Archimede…. Era quegli un impareggiabile osservatore del cielo e delle stelle, un ancora più straordinario, nondimeno, scopritore e costruttore di congegni e di macchine da guerra, con cui era in grado di prendersi gioco con il minimo sforzo di qualsiasi azione fosse condotta dai nemici con enorme impiego di forze “.

La resistenza dei siracusani, attaccati dal mare e dalla terra, durò ben due anni. Infine nel 212 la città cadde in mano ai nemici, che la devastarono barbaramente e la diedero alle fiamme. Durante il saccheggio , ad opera di un soldato romano, fu ucciso Archimede – si dice – mentre era assorto nei suoi calcoli. Si narra che la morte dello scienziato fosse vivamente compianta dal console Marcello, che gli diede onorata sepoltura.